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Opzione Tutti: pensioni, novità Governo Meloni

Opzione Tutti: pensioni, novità Governo Meloni

Contestualmente all’elezione del nuovo Governo uno dei temi più “caldi” di cui si inizia a parlare e su cui si comincia a lavorare è quello delle pensioni.

Il piano del Governo Meloni sembrerebbe voler introdurre la cosiddetta “Opzione Tutti” per lasciare prima il lavoro.

Sembrerebbe che viga l’intenzione, per mezzo dell’Opzione Tutti di operare ai fini di estendere a tutti i lavoratori Opzione Donna.

Sembra, quindi, che il nascente esecutivo voglia e riesce a realizzare una delle tante promesse elettorali (garantire più flessibilità in uscita), senza rifilare una mazzata ai conti pubblici.

Questa scelta dell’Opzione Tutti deriva anche dal fatto che l’’alternativa Quota 41 costerebbe troppo.

All’interno di questo articolo andremo ad approfondire:

  • Che cos’è l’Opzione Donna da cui si ispira l’Opzione Tutti
  • In cosa consiste l’Opzione Tutti
  • Che cosa comporterebbe la Quota 41.

Indice

Il nuovo Governo

Così come sopra anticipato il tema delle pensioni si delinea come un argomento all’ordine del giorno del nuovo Governo presumibilmente guidato da Giorgia Meloni.

In tale frangente si parla della cosiddetta “Opzione Tutti” volta a dare la possibilità di lasciare il lavoro a titolo anticipato.

Questa misura s’ispira all’Opzione Donna e da alcuni è anche chiamata “Opzione Uomo” in quanto sottende la possibilità per gli uomini di andare in via anticipata in pensione. Questa prevedrebbe di andare in pensione anticipatamente rispetto ai paletti stabiliti dalla legge Fornero, magari già da 58 anni. Nonostante questo vantaggio temporale sempre che questa opzione sottenda un importante taglio dell’assegno, fino al 30%.

Come detto sopra questa misura prenderebbe il nome di Opzione Uomo dal momento che non sarebbe un vero e proprio allargamento a tutti degli attuali requisiti di Opzione Donna.

Il piano che serve per evitare un ritorno troppo alla legge sembra praticabile.

Opzione donna

Riservato alle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre 2021, l’Opzione Donna è un trattamento pensionistico che sottende la possibilità di andare in pensione in via anticipata.

Il trattamento pensionistico dell’Opzione Donna è computato con metodo contributivo ed è stato introdotto come misura sperimentale per il periodo 2008-2015 dall’articolo 1, comma 9 della legge 243/2004 (cd “Riforma pensionistica Maroni”).

La caratteristica dell’Opzione Donna è la possibilità di andare in pensione anticipatamente. Tale misura, nella sua forma sperimentale, prevede di andare in pensione nel momento di maturazione dei requisiti di 35 anni di contribuzione minima accreditata a qualsiasi titolo si aggiungevano i tre mesi per aspettativa di vita applicati dal 2013.

L’Opzione Donna con il 16 del DL 28 gennaio 2019 n. 4 ha confermato le destinatarie della misura, ma ha modificato i requisiti anagrafici minimi (58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome) andando a togliere l’adeguamento dei requisiti agli incrementi della speranza di vita.

Con la legge di Bilancio 202 è stata anche prorogato il termine per la maturazione dei contributi minimi al 31 dicembre 2020 e la manovra 2022 lo ha ulteriormente allungato al 31 dicembre 2021.

Si identificano come destinatarie dell’Opzione Donna:

  • tutte le lavoratrici dipendenti nel settore pubblico e privato e le lavoratrici autonome che sono in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995
  • Le lavoratrici iscritte all’Assicurazione Generale Obbligatoria (Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti FPLD e gestioni speciali dei lavoratori autonomi) e ai suoi fondi sostitutivi o esclusivi.

Sono, di controverso, escluse:

  • le lavoratrici che hanno esercitato l’opzione al sistema contributivo con effetti sostanziali,
  • le lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS,
  • le lavoratrici che hanno maturato il diritto alla pensione in base alla normativa vigente
  • le lavoratrici destinatarie delle misure a favore degli “esodati”.

 

Opzione Tutti, oppure Opzione Uomo: come funziona

L’Opzione Tutti, chiamata anche Opzione Uomo si basa su un ricalcolo dell’assegno mensile totalmente col sistema contributivo.

La caratteristica dell’Opzione Tutti è il fatto che presenta una impostazione corrispondente a quella dell’Opzione Donna, ed è dotata di una flessibilità sostenibile per i conti pubblici. 

La scelta di ritornare al contributivo indicherebbe la volontà di riproporre un meccanismo dove ogni soggetto riceve da pensionato l’ammontare che ha versato nella sua vita lavorativa. 

L’Opzione Donna è una formula di tipo agevolativa che sottende la possibilità di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. Questa misura è riservata alle lavoratrici ed è stata, come visto sopra, introdotta in via sperimentale dalla Legge Maroni 243/04, riproposta dalla Riforma Pensioni Fornero e infine prorogata negli ultimi anni dalle diverse manovre economiche, fino a quella 2022 del governo Draghi.

Nello specifico, l’Opzione Donna si basa sulla proposta di una pensione anticipata con 58-59 anni di età e 35 anni di contributi col ricalcolo contributivo.

Questa misura non è sempre è conveniente poiché per le donne in determinati casi ha tagliato fino al 33% l’assegno.

Questo significa che coloro che optano per l’Opzione Donna rinunciano al calcolo misto o retributivo sulla quota di contributi eventualmente versati prima del 1996, ricevendo un assegno pensionistico calcolato esclusivamente ed interamente con il sistema contributivo. Si specifica che il taglio non corrisponde sempre del 33% dal momento che dipende dai contributi che sono versati nel corso della propria carriera. Questo significa che, tendenzialmente, la decurtazione minima è del 10 per cento. In merito all’ammontare della pensione di ciascuno peserebbero il ricalcolo contributivo degli anni retributivi pre-1996, ma in proporzione ancora di più gli anni di uscita anticipata dal lavoro. 

Si ricorda che per il 2022 l’85% circa dei pensionati è nel sistema misto tale per cui una quota retributiva sempre più piccola maturata fino al 1995 e poi tutto contributivo. Sulla base di questi presupposti si ottiene un assegno per il 65% calcolato secondo il metodo contributivo, senza prendere in considerazione dunque gli ultimi stipendi. Questo significa che la decurtazione diminuisce anno dopo anno.

Il vero vantaggio dell’Opzione Tutti si connota come la possibilità di offrire una libertà di scelta nonché quella di ritirarsi dal lavoro quando si desidera in cambio di ottenere una pensione che si basa su quanto versato.

Con l’estensione a tutti di Opzione Donna e la sua trasformazione in Opzione Tutti si andrebbe a connotare una situazione in cui il governo Meloni potrebbe dire di aver realizzato una delle tante promesse elettorali (garantire più flessibilità in uscita), senza rifilare al contempo una mazzata ai conti pubblici.

L’ipotesi Quota 41

Una ulteriore ipotesi di cui si parla è la Quota 41 che sottende la possibilità di avere la pensione maturati 41 anni di contributi. In tal caso l’età anagrafica non conta.

L’opzione della Quota 41 avrebbe un costo molto maggiore.