Quando arriva un licenziamento e si percepisce già un assegno di invalidità, le domande si moltiplicano. Cosa fare? Cosa si rischia davvero? In pochi sanno che esiste una soluzione, ma con delle regole ben precise. E spesso, chi ignora queste regole si trova a dover rinunciare a un diritto che invece potrebbe essere salvato. La buona notizia è che esiste un modo per passare dalla disoccupazione alla sicurezza, senza perdere tutto per strada. Un passaggio sottile, ma fondamentale. E se sembra complicato, è solo perché nessuno lo spiega in modo chiaro.
Perdere il lavoro quando si ha già un sostegno come l’assegno di invalidità può sembrare un colpo doppio. Non è solo il reddito che cambia, ma anche il timore di compromettere una prestazione ottenuta con fatica. In questo scenario, l’indennità di disoccupazione NASpI può offrire un’alternativa temporanea, ma ci sono condizioni da rispettare.

Le regole sono meno note di quanto si pensi e basta poco per sbagliare. In realtà, il sistema permette un certo equilibrio, ma solo se si agisce con consapevolezza. Per questo, è fondamentale capire bene il rapporto tra NASpI e assegno, prima ancora di fare la domanda.
NASpI e invalidità: cosa accade davvero dopo il licenziamento
Quando una persona che riceve l’assegno ordinario di invalidità viene licenziata, può chiedere la NASpI, a condizione che si tratti di un licenziamento involontario. È necessario però soddisfare alcuni requisiti: almeno 13 settimane di contributi versati negli ultimi 4 anni e 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti. Una volta presentata la domanda e ottenuta l’indennità, l’assegno di invalidità viene sospeso in automatico.

Questa sospensione non è definitiva. Al termine della NASpI, si può tornare a percepire l’assegno senza dover ripresentare una nuova domanda né ulteriori documenti. È sufficiente comunicare all’INPS la fine del periodo di disoccupazione. In questo modo, si ottiene un passaggio fluido tra le due prestazioni, senza perdere il diritto originario.
Molti temono che accettare la NASpI significhi rinunciare all’assegno di invalidità, ma la normativa prevede proprio questo meccanismo di “pausa” temporanea. Il vantaggio concreto è che la NASpI, soprattutto nei primi mesi, può essere economicamente più conveniente, permettendo così di affrontare un periodo difficile con un minimo di respiro.
Invalidità civile e disoccupazione: un equilibrio da non rompere
Chi invece riceve l’invalidità civile si trova in un contesto diverso. Questa prestazione è di natura assistenziale, quindi non soggetta alle stesse sospensioni automatiche. In teoria è compatibile con la NASpI, ma esiste un rischio ben preciso: superare i limiti di reddito previsti dalla legge. Se si oltrepassa la soglia, l’INPS può sospendere o revocare l’assegno.
In questi casi, è essenziale fare attenzione al reddito annuo complessivo. Ogni mensilità di NASpI va infatti conteggiata nel calcolo del reddito totale. Per chi è vicino ai limiti previsti, anche pochi euro possono fare la differenza. Valutare bene, magari con il supporto di un patronato, può evitare brutte sorprese. Le regole in vigore nel 2025 confermano questi meccanismi, e saperli usare nel modo corretto è spesso ciò che separa un diritto esercitato da uno perso. Il sistema può apparire rigido, ma offre una certa flessibilità a chi conosce le sue logiche.