Tutto sulla pensione minima in Italia nel 2025: importo aggiornato, requisiti, limiti di reddito e modalità di accesso. Una guida completa per garantire dignità economica ai pensionati.
Nel 2025, il tema della pensione minima torna con forza al centro del dibattito pubblico. Con l’inflazione che continua a pesare sulle famiglie e con una fascia sempre più ampia di pensionati che vive con assegni modesti, il sistema di integrazione al minimo si conferma uno strumento fondamentale per garantire una soglia minima di dignità economica.
La pensione minima in Italia rappresenta un meccanismo di garanzia sociale. Non si tratta di una pensione a sé stante, ma di un’integrazione prevista quando l’importo lordo mensile della pensione risulta inferiore a una certa soglia. Per il 2025, questa soglia è stata adeguata a 616,57 euro al mese, in seguito all’adeguamento all’inflazione calcolato per l’anno precedente. È l’INPS ad applicare l’integrazione, che viene concessa solo a determinate condizioni legate al reddito personale e, se del caso, anche a quello del coniuge.

Per un pensionato single, il reddito annuale non deve superare gli 8.015 euro per avere diritto all’integrazione completa. Se il reddito è superiore, ma comunque inferiore al doppio di questa soglia, è possibile ottenere un’integrazione parziale. In presenza di un coniuge, il limite raddoppia: la soglia complessiva per la coppia non deve superare i 16.030 euro per l’integrazione totale, e fino a circa 32.000 euro per quella parziale.
Va ricordato però che questi parametri si applicano solo ai trattamenti pensionistici che rientrano nel sistema retributivo o misto. Chi ha una pensione calcolata interamente con il metodo contributivo – quindi chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996 – non ha diritto a questa integrazione, salvo rari casi specifici.
L’accesso alla pensione minima è legato a requisiti contributivi ben precisi. Di norma servono almeno 20 anni di contributi e 67 anni d’età. Tuttavia, ci sono eccezioni. Alcuni lavoratori possono andare in pensione con soli 15 anni di contributi, se rientrano in deroghe previste da vecchie normative. In questi casi, l’accesso all’integrazione al minimo resta possibile, ma sempre nel rispetto dei limiti reddituali stabiliti.
Pensione minima, la legge aggiornata al 2025
Nel 2025, chi invece non ha versato contributi sufficienti per maturare una pensione di vecchiaia, può richiedere l’assegno sociale, che rappresenta un sostegno economico alternativo. L’importo, pari a 538,68 euro al mese per tredici mensilità, è riservato a chi ha almeno 67 anni, risiede in Italia stabilmente ed è privo di redditi personali superiori a 7.003 euro annui. Se si vive in coppia, il tetto massimo raddoppia.

Il funzionamento dell’integrazione è automatico per chi ha già una pensione: l’INPS verifica annualmente il reddito del pensionato e applica l’eventuale adeguamento. Per l’assegno sociale, invece, occorre presentare una domanda formale, tramite portale INPS, patronato o contact center.
L’importanza della pensione minima va ben oltre la semplice cifra. Per decine di migliaia di pensionati italiani rappresenta la differenza tra una vecchiaia dignitosa e la marginalità. In un contesto in cui i trattamenti pensionistici sono sempre più legati ai contributi versati – e quindi inevitabilmente più bassi per chi ha avuto carriere discontinue, l’integrazione al minimo è uno dei pochi strumenti che garantisce una rete di sicurezza.