Il CAF mi ha detto che per andare in pensione devo avere 35 anni di contributi effettivi, cosa significa?

“Per andare in pensione servono 35 anni di contributi effettivi”: chi si è rivolto a un CAF o a un patronato se l’è sentito dire almeno una volta.

Ma cosa significa davvero? E perché quei contributi che risultano regolarmente versati all’INPS sembrano, all’improvviso, “non contare”? Un’espressione che crea confusione e alimenta incertezza in un momento in cui si vorrebbe solo sapere quando e come si potrà smettere di lavorare. Ma c’è un aspetto che merita attenzione: una recente sentenza della Cassazione ha rimesso tutto in discussione, portando alla luce una verità diversa da quella raccontata finora.

Consulente del CAF

Il CAF mi ha detto che per andare in pensione devo avere 35 anni di contributi effettivi, cosa significa?-nonsolopatronato.itL’idea che non tutti i contributi versati abbiano lo stesso valore è già difficile da accettare. Quando poi, a pochi mesi dal traguardo della pensione, si scopre che mancano dei requisiti “effettivi”, il senso di frustrazione è inevitabile.

Ma il termine, in realtà, non è così netto come si pensa. Dietro questa formula tecnica si nasconde un nodo giuridico che per anni è stato gestito con un’interpretazione restrittiva dell’INPS, oggi messa in discussione dalla magistratura.

Cosa sono i contributi effettivi e perché fanno la differenza

Per capire meglio, occorre distinguere tra diverse tipologie di contributi. I contributi effettivi sono quelli maturati svolgendo un’attività lavorativa retribuita: insomma, soldi versati mentre si lavora davvero. Diversi, invece, i contributi figurativi, che vengono accreditati durante periodi coperti da tutela, come la disoccupazione, la malattia o la maternità. Anche se non derivano da una retribuzione diretta, questi contributi risultano comunque registrati dall’INPS.

Persona che analizza dati e fa dei calcoli
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Secondo la prassi seguita finora, per accedere alla pensione anticipata ordinaria era necessario aver maturato almeno 35 anni di contributi effettivi. Questo significava che i contributi figurativi, pur riconosciuti dall’INPS, non venivano considerati validi per raggiungere questa soglia. Una regola che ha escluso molte persone, specialmente chi ha avuto interruzioni nella carriera per motivi di salute o crisi occupazionali.

Ma ecco che il 17 settembre 2024 arriva una sentenza destinata a cambiare tutto: la Corte di Cassazione, con la decisione n. 24916, ha stabilito che non esiste alcun vincolo normativo che imponga di escludere i contributi figurativi dal conteggio. Secondo i giudici, il decreto che regola la pensione anticipata non specifica la natura dei contributi richiesti: pertanto, tutti quelli accreditati, anche se non versati da un datore di lavoro, devono essere considerati utili ai fini del diritto.

Quando il CAF dice che mancano i requisiti: cosa fare davvero

Sentirsi dire che mancano “contributi effettivi” può spaventare. Soprattutto se il tempo sembra ormai maturo per accedere alla pensione. Ma è proprio qui che le cose si fanno interessanti. La posizione dell’INPS, che esclude dal computo i contributi figurativi, non è legge: è una prassi, ormai smentita da una sentenza della più alta autorità giuridica italiana. Chi ha ricevuto un diniego o una valutazione negativa basata su questa distinzione può agire.

Non sempre è necessario fare ricorso: a volte basta una rilettura attenta dell’estratto conto contributivo, magari con l’aiuto di un patronato aggiornato. È importante chiedere se i periodi figurativi, ad esempio quelli coperti da NASpI o da assenze per malattia, siano stati valutati correttamente. E se la risposta è negativa, si può richiedere all’INPS di rivedere la pratica alla luce del nuovo orientamento giurisprudenziale.

Questa evoluzione apre la strada a una maggiore equità: i periodi in cui non si lavora non dovrebbero cancellare diritti costruiti in anni di servizio. Le decisioni della Cassazione restituiscono dignità ai percorsi lavorativi più complessi, che non sempre seguono linee rette. E forse, da oggi, il traguardo della pensione non è più così lontano come sembrava.

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