Cosa succede alla pensione quando si attraversa un periodo di disoccupazione? Molti pensano che tutto si fermi, ma esiste un meccanismo che continua a lavorare dietro le quinte. È qualcosa che non si vede, ma che può avere un impatto reale sul futuro. Chi riceve la NASpI non resta completamente scoperto. Anzi, un dettaglio poco conosciuto potrebbe cambiare la percezione di ciò che accade in quei mesi. La verità è meno scontata di quanto sembri.
Durante i periodi in cui manca un impiego, l’attenzione si sposta su altre priorità: trovare un nuovo lavoro, mantenere l’equilibrio economico, gestire la quotidianità. Ma intanto qualcosa continua a muoversi anche sul fronte pensionistico. La posizione assicurativa non si blocca del tutto.

E questo può fare la differenza quando, anni dopo, arriverà il momento di fare i conti con l’INPS per l’assegno pensionistico. Anche chi ha percepito la NASpI potrebbe scoprire che quel periodo non è stato affatto “vuoto”.
I contributi figurativi durante la NASpI: come funzionano davvero
Durante il periodo in cui si percepisce la NASpI, vengono accreditati i cosiddetti contributi figurativi. Questi non corrispondono a versamenti effettivi, ma vengono comunque conteggiati ai fini pensionistici. È una forma di tutela prevista dal sistema italiano per garantire la continuità della carriera contributiva anche in assenza di lavoro. Il lavoratore, quindi, non perde il diritto ad accumulare contributi solo perché si trova temporaneamente disoccupato.

Per chi è soggetto, almeno in parte, al sistema retributivo, i contributi figurativi legati alla NASpI vengono trattati in modo favorevole. L’INPS, in questi casi, effettua due calcoli: uno che esclude i periodi di disoccupazione e uno che li include. Alla fine, adotta in automatico quello più vantaggioso per il lavoratore. In questo modo, il periodo coperto dalla NASpI non abbassa la media retributiva utilizzata per determinare l’importo della pensione.
Nel sistema contributivo, invece, i contributi figurativi vanno ad aggiungersi al montante contributivo. Anche in questo caso, non si verifica una penalizzazione diretta. C’è però un limite: ogni mese coperto da NASpI può generare contributi figurativi solo fino a un certo tetto, pari a 1,4 volte l’importo massimo mensile dell’indennità. Per esempio, con una NASpI massima di circa 1.335 euro, il limite figurativo mensile si aggira intorno ai 1.869 euro.
Quando il tetto contributivo fa la differenza
Questo tetto massimo può avere un impatto nei casi di retribuzioni particolarmente elevate. Chi aveva uno stipendio alto prima di perdere il lavoro potrebbe vedere accreditati contributi figurativi inferiori rispetto a quelli che avrebbe maturato se fosse rimasto occupato. Il risultato? Un montante contributivo che cresce meno rispetto al previsto, con una possibile riduzione dell’importo della pensione.
Va però chiarito che non si tratta di una penalizzazione vera e propria. È semplicemente una conseguenza del limite tecnico previsto dalla normativa. Inoltre, il diritto alla pensione non viene compromesso: i contributi figurativi aiutano a mantenere la copertura assicurativa e non interrompono il percorso verso la maturazione del requisito contributivo.
Questa tutela, sebbene con qualche limite, dimostra l’intenzione del sistema previdenziale di non lasciare scoperti i lavoratori nei momenti più delicati. Anche nei mesi in cui si è senza lavoro, la pensione continua a costruirsi. E se in alcuni casi il beneficio è parziale, rimane comunque un elemento fondamentale per garantire equità e continuità.